Diorhà, benvenuta sulle pagine di Rifugio Musicale! Rompiamo subito il ghiaccio con un tuo ricordo: racconta ai lettori un episodio imbarazzante accaduto durante la tua carriera artistica!
La cosa più imbarazzante è accaduta proprio nella mia città, ancor prima della nascita del mio progetto come cantautrice. Stavo partecipando ad un talent in occasione del quale era stato realizzato un video presentazione, più lungo degli altri, da far visionare al pubblico. Una scelta voluta del videomaker, che aveva trovato il mio video molto divertente e simpatico. A questo punto immaginate la scena: iniziarono a partire fischi e lamenti dal pubblico, annoiati e infastiditi dalla lunghezza del video, mentre io mortificata ed in imbarazzo ero sul palco buio ad aspettare angosciata l’accensione dei riflettori. In quell’occasione la genuinità di quel videomaker non mi aiutò per nulla, ma non mi sento assolutamente di condannarlo per questo. La protesta è partita dal pubblico di miei concittadini e d’altronde, come dice il detto, “Nemo propheta in patria”.
Che tipo di rapporto hai con i social? Quanta importanza dai alla tua immagine e quanto credi sia importante ai fini promozionali?
Considero i social una lama a doppio taglio, opinione che ho già espresso in molte altre situazioni. Vanno chiaramente utilizzati con criterio e cognizione di causa, c’è un vero e proprio studio dell’algoritmo che bisogna fare e non è neanche detto che lo stesso approccio possa valere per i tutti i social. Sono delle vetrine, dei posti che ti aiutano a creare una rete di contatti e che ti donano la possibilità di arrivare a conoscere gente di talento. Ti spianano la strada, ma molte volte questo non basta, perché c’è il bisogno di guardarsi negli occhi e sentire l’affinità. Un esempio, a me molto caro, è proprio Roberta Giallo che è appunto la producer del mio nuovo singolo o Chiara Ragnini che ho avuto finalmente il piacere di incontrare a Sanremo. Insomma, sui social cerco di portare il più possibile me stessa, anche per essere coerente con il mio percorso e le mie canzoni. Come ogni cosa hanno dei pro e dei contro, ma personalmente faccio valere l’unicità e il duro lavoro sulle mie piattaforme, anche per lanciare un messaggio ai miei followers. Non è sicuramente l’hashtag o una bella foto a fare di una persona un’artista.

Come Donna e Artista, quanto è difficile farsi strada nel mercato discografico italiano? Hai mai avuto esperienze in cui ti sei sentita “ombra”?
Certamente mi è capitato di aver ricevuto commenti poco piacevoli sulla mia non più giovanissima età o per il semplice fatto di essere anche madre, cosa che trovo a dir poco assurda. Mi è capitato di ricevere anche commenti sessisti da parte di alcuni uomini del mondo dello spettacolo o addirittura molestie sessuali. I miei anni di esperienza sul campo e l’aver conosciuto molte donne con la quale ho condiviso punti di vista, mi hanno portata a realizzare che spesso gli uomini fanno molta difficoltà a parlare di lavoro con noi donne. Non so spiegare davvero il motivo, semplicemente accade e questo ti rammarica.
Parlaci ora della tua «impresa eccezionale», il tuo nuovo singolo “Rivoluzione”. Cosa vuol dire e quanto è difficile «essere sé stessa?
Per dover rispondere a questa domanda dovrei riallacciarmi a quanto detto in precedenza. Le nostre vite sono intrise di costrutti sociali, standard da raggiungere per essere ciò che il mondo ti dice di essere. Paradossalmente, crescendo finiamo per appesantirci di stereotipi, schemi, paure e sensi di colpa che soffocano il nostro vero essere. Sono strati intrisi di negatività che ci disallineano e ci portano lontano dal nostro sentire, dalla nostra spontaneità di percepire le cose. Sono arrivata ad un punto tale da non voler più fare “ciò che è bene e ciò che è male”, come dico nel mio nuovo singolo. Ognuno di noi dovrebbe rivoluzionare se stesso, ad un certo punto della nostra storia di vita diventa una necessità ripulirsi da critiche, giudizi non richiesti e rabbia repressa. Concludendo, per citare il grande filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, bisogna attivare una metamorfosi per raggiungere un rinnovamento interiore. Dire sì alla vita come il fanciullino, che è la massima espressione di creatività e positività, lontano dall’essere una comparsa e degli obblighi de “Tu devi”.
Giochiamo: prova ad attribuire un colore alla tua musica.
Difficile per me racchiuderla in un colore soltanto, la mia musica ha tante sfumature. Sono sicura, però, che abbia una tavolozza dai toni molto caldi che certamente rispecchiano la mia personalità.
Ora parliamo di tempo. Se fosse possibile e avessi a disposizione una macchina del tempo, torneresti nel passato o precipiteresti nel futuro?
Come il Dottor Emmett Brown ci ha saggiamente insegnato nella trilogia di “Ritorno al futuro”, è meglio non interferire con gli avvenimenti del passato perché questo potrebbe creare un paradosso temporale. Col tempo, come ho espresso nel mio singolo “Altrove”, ho imparato la bellezza del “Qui e ora”. L’immediato, la capacità di migliorare il presente e viverlo con più consapevolezza. Tuttavia, se dovessi dare uno strappo alla regola, mi piacerebbe tanto fare un salto nel grande periodo rinascimentale e guardare all’opera artisti come Leonardo o Michelangelo.
Diorhà, ti ringrazio per questa piacevole chiacchierata. La nostra intervista è giunta al termine, ma l’ultima parola va a te per aggiungere ciò che vuoi: spazio alla fantasia! A presto!
Sono io che ringrazio te per questa bellissima intervista! È sempre un piacere incontrare e confrontarsi con altre donne. Intendo sottolineare proprio questo, perché è la prova di come le collaborazioni al femminile abbiano sempre una marcia in più e siano in grado di creare qualcosa di emotivamente forte.
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