Gaetano è un progetto musicale nato dal coraggio di tutte le persone goffe del mondo che non hanno ancora trovato il loro posto ma hanno il coraggio di vivere la vita con la curiosità vitale di un bambino.
Diamo il benvenuto a Gaetano! Rompiamo il ghiaccio con un tuo aneddoto imbarazzante legato alla musica.
Io ricordo solo cose imbarazzanti, riguardo a tutto. Ho difficoltà a ripescare qualche episodio dove tutto è filato liscio. Per questo potrei dirti che la mia musica è proprio il riassunto di tutti quei momenti imbarazzanti in cui rimango puntualmente coinvolto da quando sono nato.

Come nascono le tue canzoni? C’è un momento della giornata che preferisci?
Accendo l’impianto, il computer, i synth e finisco in un vortice spazio-temporale in cui viaggio per ore, dove il tempo corre velocissimo e io cerco di andargli dietro per avere qualcosa di strutturato, anche in maniera grossolana, prima di staccare. Di solito il momento in cui spengo il computer coincide con l’alba. È una cosa che odio ma che mi porto dietro da sempre.
Quali sono state le principali variazioni subite dalla tua musica nel corso del tempo?
La più grande variazione che ha subito la mia musica nel corso del tempo è quella di essere passata da uno stato di casino incompiuto dal titolo confuso e improponibile ad un pezzo che puoi ascoltare dall’inizio alla fine. Avrò una cosa come 200 bozze sul computer. Allora mi sento di dire che sono cambiato io, ho capito come prendere la mia musica, che è timida, un po’ asociale e fosse per lei se ne starebbe lì in un angolo dell’hard-disk a procrastinare di uscire per sempre.
Ora parliamo del tuo album “Backpack”. Tutto muta e nulla torna come era prima: cosa rappresenta per te il cambiamento?
Ho lo stesso zaino dalle medie, mi ha accompagnato nei luoghi più disparati ma soprattutto per un tempo lungo e in una parte importantissima della mia vita dove sono cambiato tante volte, soprattutto durante l’adolescenza. Tutto quello che ho vissuto in quegli anni mi ha segnato profondamente e lo ricordo con un trasporto simile a quello che provo mentre suono e cerco di raccontarlo con la musica. Da qui nasce Backpack.
La tua paura più grande?
Rispondere a domande come questa. No, scherzo… Forse quella di essere costretto a fare una vita mediocre.
Fare musica nell’era dei social. Che rapporto avete con i social e quanto credete sia importante lavorare sulla propria immagine? Perché?
Sarò sincero con te, mi sento completamente inadeguato. Non faccio altro che guardare video idioti quando sono sui social, mi piace come cosa ma non riesco a vedere quel mondo come un lavoro per me. Quel fiume di artisti che si butta a cascata sul web proponendo gli stessi identici contenuti nello stesso modo, con lo stesso stile non mi entusiasma. Ogni tanto penso che sbagli ma poi mi dico che è meglio essere sé stessi che risultare un ca**ne.
Dopo “Backpack”, quale sarà il prossimo passo di Gaetano?
Se lo sai dimmelo per favore.
Gaetano, la nostra intervista è giunta al termine e io vi ringrazio per questa chiacchierata, ma l’ultima parola va a voi: salutate i lettori di Rifugio Musicale come meglio preferite! Ciao e a presto!
Se siete arrivati fino a qui meritate un premio. Non saprei come recapitarvelo però quindi non se ne fa niente. Peccato. Ciao amici!
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