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INTERVISTA

Alfiero: “La musica è una parte costante delle mie giornate”

“Io mi chiamo Andrea Alfiero e vivo su questa terra da una trentina di anni. In questo periodo ho capito che mi piace molto la pizza, il gioco del calcio (tifo Napoli) e la musica. Con quest’ultima ho un rapporto sincero e profondo, così intimo da aiutarmi ad esprimermi meglio di quanto possa fare a voce”.

Viene scelto per suonare al concerto del Primo Maggio a Terracina con artisti del calibro di Giancane, Mirkoeilcane, Wrongonyou e Esposito. Ha aperto i concerti degli Ex-Otago,di Emanuele Colandrea, di Galoni e di Tommaso Di Giulio. A novembre 2020 nonostante il periodo covid esce per Leindiemusic/Artist First “Un genere solo”, secondo lavoro in studio, un album composto da 12 canzoni.

Alfiero, benvenuto su Rifugio Musicale! Diamo inizio a questa intervista con un tuo ricordo: racconta ai lettori un aneddoto legato alla tua carriera musicale.

Ciao a tutti, ricordo quando avevo appena una decina di anni il voler a tutti i costi scrivere una canzone. Allora mi ispirai a “La canzone del sole” di Lucio Battisti, in pratica uscì una cosa orrenda, una copia fatta male con parole a casaccio.

Nel corso del tempo, quali sono state le variazioni principali subite dalla tua musica e quali sono gli album che hanno segnato e determinato la tua cultura e gusto musicale?

Forse la mia musica è la parte più costante di me, è sempre rimasta fedele e costante ad uno stile o genere. Gli argomenti naturalmente cambiano con l’evolversi dell’età e i cambiamenti che ci ruotano attorno. La musica è una parte costante delle mie giornate. Posso dire di essermi avvicinato alla musica folk/acustica grazie agli album dei The Lumineers e di Gregory Alan Isakov, ma poi ci sono dei perni che emergono sempre come i Kings of Leon, Fabrizio Moro, Daniele Silvestri.

Parlaci del tuo nuovo singolo “Il Mio Padrone”. Che ruolo ha la musica nella tua vita e come la musica può aiutare la ‘rivoluzione’?

Il nuovo singolo è nato dopo aver letto il libro di Marco Omizzolo “Sotto padrone”. Sapevo che nella mia zona c’è un gran problema, ma leggendo quel libro ho aperto gli occhi e ciò che sembrava invisibile ha preso forma. La musica, le parole hanno una potenza unica, riescono a colpire, ad accarezzare e in questo caso a far togliere le bende dagli occhi.

In quale periodo della tua vita hai scritto questa canzone e in che modo la musica è “la medicina dell’anima”?

L’ho scritta questa estate, pensare che il territorio pontino è meta turistica per le spiagge, e a pochi metri da queste spiagge c’è chi viene sfruttato, fa male. La musica è la mia terapia personale, mi ha aiutato e continua ad aiutarmi a stare bene.

Cosa spaventa Alfiero? Quale è la sua più grande paura?

Nel primo album “Arancione” c’è la title track che parla di me, delle mie paure e dei miei pregi. Dico che ho paura dei temporali, a questa aggiungo che ho paura dell’indifferenza al prossimo.

Come continuerai a stupire i tuoi ascoltatori dopo “Il Mio Padrone”?

Ho altri pezzi in cantiere, li farò uscire un po’ alla volta, senza fretta. Voglio che siano perfetti. E chissà un terzo disco uscirà sicuramente.

Alfiero, la nostra intervista è giunta al termine ed io ti ringrazio per essere stato con noi. Saluta i lettori con una citazione o, se preferisci, con una frase tratta dalle tue canzoni! Grazie e a presto!!!

Grazie a voi per il vostro tempo. Posso salutarvi augurandovi di rimanere ancorato alle piccole cose che vi fanno felici. Vi lascio con una frase della mia canzone “La conclusione”.

“La pizza è un po’ come te

Copre lo spazio che rimane

Per la felicità

Mi emoziono ancora ascoltando le canzoni”

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