Dopo un apprezzatissimo esordio con l’album “Dall’altra parte del mondo”, il 18 novembre Gregorio Sanchez torna sulle scene pubblicando “Nelle parole degli altri”, primo capitolo di due EP in uscita per Garrincha Dischi. Anticipato dall’omonimo singolo, il nuovo EP è un concept che ha origine da una frase:
Prima di nascere, esistevamo nelle parole dei nostri genitori. «L’ho letta da qualche parte a Bologna. Inizialmente ho pensato fosse la solita retorica sul muro, poi ha iniziato ad acquisire sempre più significato. Il pensiero che le parole potessero piegare il tempo ha iniziato a spiralizzare e inquietarmi, fino a diventare prima un testo, poi un album».
In questo lavoro discografico, raffinati arpeggi di chitarra si adagiano su ipnotici tappeti di synth, generando atmosfere lisergiche che aprono le porte ad una sorta di viaggio cosmico. Una macchina del tempo che, muovendosi tra ricordi del passato e proiezioni del futuro, permette di comunicare con chi non c’è più e, al contempo, dare un’esistenza a qualcuno che ancora non esiste. Ne risulta un’opera da leggersi su più livelli: oltrepassata una superficie apparentemente scanzonata, tra melodie giocose e groove irrefrenabili, si scende sempre più in profondità, fino a connettere l’ascoltatore con il mondo interiore del songwriter, pronto a mostrarsi fragile e sincero oltre che ironico e sarcastico. Sospeso in un altrove onirico, Sanchez sussurra i suoi versi da qualche substrato dell’anima, cantando della sua vita ma finendo inevitabilmente per raccontarne anche un pezzo della nostra. A livello musicale, complice del sound che mischia leggerezza e profondità è la produzione di Golden Years, che ha collaborato interamente all’EP, oltre ad aver affiancato il cantautore nell’album precedente.
«Sapevo che la produzione di Pietro mi avrebbe scosso, perché il suo modo di lavorare semplice ed efficace riesce ad alleggerire dei brani spesso complessi e macchinosi come i miei».

Anche la copertina – opera dell’illustratore Fat Gomez – condensa sapientemente l’ambivalenza formale e contenutistica presente nel disco, restituendo un’immagine visionaria legata alla fantascienza vintage.
«Il lavoro di Fat Gomez riflette al meglio l’ambivalenza fra la complessità dei temi e la spensieratezza delle melodie… d’altronde cosa c’è di più ambivalente della fantascienza vintage?».
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.