La svolta arriva con la pandemia, quando molti locali chiudono o non sono più attrezzati per ospitare musica. Da quel momento Nùma e i Nùmeri a Caso si riversano in strada e diventano un progetto folk simbolo di Piazza Trilussa nel quartiere Trastevere di Roma, raccontando storie di vita quotidiana.

Ciao Lorenzo Pompili, in arte Numà, benvenuto su Rifugio Musicale! Raccontaci un po’ di te, qualcosa di divertente e stravagante magari accaduto in qualche performance trasteverina!
Ciao Rifugio Musicale. Beh, visto che Trastevere è stato il nostro palcoscenico per circa due anni, da quelle parti ne sono successe veramente tante. Abbiamo incontrato spose che si chiamavano Teresa, una ragazza appena lasciata che si chiamava Maria ecc.
Però ricordo una scena a S. Maria in Trastevere dove una donna, arrivò a dirci di smettere, perché li non potevamo suonare e Geky (citato anche nella canzone Teresa si sposa) esclamò la frase: “Ecco la classica vecchia rompicoglioni che alle sette di sera dorme”.
Al che lei tira fuori il tesserino e capimmo che stava semplicemente in borghese.
Come prendono forma le tue canzoni? C’è un momento della giornata o un luogo in particolare che prediligi per scrivere?
Possono partire dalla musica o a volte dal testo. Magari mi viene un’intuizione mentre faccio altro e corro ad appuntarla. Le prime che scrivo sono delle bozze. Poi nella ricerca, specialmente testuale sono molto minuzioso.
Cerco di non fermarmi all’ovvio, alla prima soluzione, penso che ci voglia una ricerca, sennò si rischia di perdersi nel qualunquismo.
Perché la nascita di Numà e i Nùmeri a Caso? C’è qualcosa che vi unisce oltre la musica?
Tanti ma tanti ricordi. Io e la band siamo praticamente cresciuti insieme, e tutti abbiamo la soglia della cazzata veramente bassa, e quella DELLA SOPPORTAZIONE verso gli altri componenti veramente alta. Proprio perché ci conosciamo da una vita, sappiamo a memoria le reazioni dell’altro, sappiamo in anticipo cosa succederà.
A volte siamo due amanti, che non si vedono da troppo tempo e stanno per scoppiare, a volte siamo la suocera che non vorresti vedere più per il resto dei tuoi giorni.
Ognuno ha una sua visione dell’arte, gusto musicale e questo è importante, c’è un po’ di tutti dentro.
Quanto ti/vi sentite parte dell’attuale panorama musicale di tendenza? C’è un momento storico preciso in cui avresti voluto vivere? Quale e perché?
Come ho scritto in una canzone ancora inedita: “Il successo è una puntata, il successo è una puttana”.
Nella musica trovo uno sfogo per comunicare quello che penso, punti di vista, se non mi sento di scrivere non scrivo. È un po’ come chi dice qualcosa perché non sopporta il silenzio, non sono parole è rumore. Ecco, io preferisco il silenzio piuttosto che far parte del rumore, mettiamola così. Sono dell’idea che a forza di cambiare tendenza (perché la tendenza cambia di continuo) si finisce per non capire più chi siamo.
Più che un momento storico mi piacerebbe vivere il momento adesso, l’ora e qui, a volte mi capita di non capirlo, mi osservo come un estraneo, e lo vivo come fosse già un ricordo.
Parliamo ora dell’album “Chiacchiere da bar”. C’è un brano a cui sei particolarmente legato?
Sono molto legato a tutte le canzoni di quest’album, perché rispecchia la “poesia” per questo mi resta un po’ difficile parlarne, perché la poesia se la spieghi diventa banale.
State già lavorando a nuovi brani da proporre in futuro? Qualche anticipazione e prossimi live?
Stiamo preparando uno spettacolo di Teatro/Canzone che si rifarà proprio all’album Chiacchiere da bar, e che porteremo nei teatri di Roma e provincia inizialmente, poi chissà…
Il 30 ottobre uscirà tra l’altro anche la versione vinile, in un cofanetto che conterrà anche vari gadgets e delle sorprese. Si può preordinare.
Numà, siamo arrivati ai saluti, ma il finale spetta a te. Saluta i nostri lettori con una frase per te importante! Ti ringrazio per essere stato con noi e a presto!!!
Leggi sempre tra le righe.
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