Marco Casalaina è un cantautore, musicista e compositore romano. Appassionato di musica fin da bambino, esordisce live con la sua prima band nel 1997 in un indimenticabile concerto liceale, ed è in questo periodo che matura l’idea di fare della musica la sua vita. Sono i suoni del quartiere romano in cui è cresciuto, quelli delle strade e della città ad ispirare un percorso iniziato dal basso e lastricato di diversi generi musicali, tuttavia fatti propri. Nel 2020, durante la pausa di riflessione cui tutti siamo stati costretti a causa della pandemia, ricomincia a scrivere, questa volta in italiano, questa volta per sé stesso e prende forma il progetto “Casalayna” che mette a nudo la persona fatta di luci e ombre attraverso i suoi ricordi ed esperienze dando voce alle storie di tanti che vivono attraverso la musica degli invisibili. Tra Maggio e Luglio 2021 registra i primi 6 brani che non vedono l’ora di uscire dal cassetto!

Casalayna, bentornato su Rifugio Musicale! Diamo inizio a questa intervista con un tuo ricordo: racconta ai lettori un aneddoto legato alla tua carriera musicale.
Ciao! Sono felice di essere qui.
Allora un aneddoto così a bruciapelo:
Nell’immaginario delle persone stare sul palco e cantare non è una cosa pericolosa e invece il mix di un microfono su un’asta con una piantana basculante e la disattenzione su dove si mettono i piedi può essere letale. Ero su un grande palco romano e, dopo aver ballato e saltato sul finale di una canzone, mi avvicino al microfono per fomentare ancor di più il pubblico presente con qualche frase ad effetto. Faccio un ultimo passo verso il mio microfono, allargo le braccia e la punta della mia scarpa tocca la sopracitata piantana basculante. Il microfono si scaglia fortissimamente sul mio incisivo sinistro facendo un rumore sordo. Finisco la mia frase come se nulla fosse e poi passo la lingua sui denti. Risultato un dente scheggiato e un labbro gonfio ma nessuno si è fortunatamente accorto di nulla.
Nel corso del tempo, quali sono state le variazioni principali subite dalla tua musica e quali sono gli album che hanno segnato e determinato la tua cultura e gusto musicale?
Innanzitutto nel corso del tempo ho cambiato lingua.
Scrivevo in inglese ed ora in italiano.
Mi sembra un enorme cambiamento.
Parlare di pochi album è riduttivo però non posso sicuramente citarne troppi.
Ne dirò 5 per il momento storico in cui sono arrivati:
– Blue’s – Zucchero
Ero piccolissimo e lo volevo ascoltare in continuazione;
– Yellow Submarine – Beatles
Non è un disco ma una videocassetta e l’ho consumata per quante volte l’ho vista;
– D’amore di morte e di altre sciocchezze – Guccini
Ne ho dovuto scegliere uno ma li avrei citati quasi tutti. Secondo me un poeta meraviglioso.
– Eat the Phikis – Elio e le storie tese
Mi ha letteralmente riportato sulla retta via dopo uno smarrimento momentaneo;
– Down on the Upside – SoundGarden
Fece nascere in me un amore eterno verso la voce più bella del panorama ROCK.
Parlaci del tuo nuovo singolo “A Casa di Roberta”. Quanto è difficile accettare la routine e quanto, invece, è importante trovare il tempo di fermarsi a riflettere?
So che è dura distaccarsi dalla routine. Spesso rifugiarsi nelle solite cose sembra salvifico ma in realtà, distaccandosene anche solo per un momento, si può distintamente sentire il sangue che ricomincia a scorrere e l’ossigeno che arriva a togliere la nebbia dal nostro cervello. Fermarsi e riflettere ci fa bene ma attenzione a non accartocciarsi su se stessi… Si entra così in un altro loop. Ne so qualcosa.
In quale periodo della tua vita hai scritto questa canzone e in che modo la musica è “la medicina dell’anima”?
Tutte le canzoni che sto facendo uscire in questo periodo le ho scritte durante il primo Lockdown.
Questa in realtà è nata come jingle per una trasmissione ma poi ho deciso di trasformarla in una canzone completa. La musica ed in realtà tutta l’arte è una medicina per l’anima. Riesce a trasportarti dove vuoi e come vuoi. C’è e ti parla nel modo giusto in qualsiasi momento della vita. È la medicina per ogni dolore e la leggerezza per ogni gioia.
Cosa spaventa Casalayna? Quale è la sua più grande paura?
Mi spaventa chi non gioca più,
Chi non prende parte,
Chi non si sbilancia,
Chi non vuol volare.
Come continuerai a stupire i tuoi ascoltatori dopo “A Casa di Roberta”?
Ho in cantiere altri singoli che non vedono l’ora di vedere la luce e spero che sia una bella luce.
Casalayna, la nostra intervista è giunta al termine ed io ti ringrazio per essere stato con noi. Saluta i lettori con una citazione o, se preferisci, con una frase tratta dalle tue canzoni! Grazie e a presto!!!
“A che servono sogni? Servono a far volare. Sono come le ali per non precipitare”.
Grazie a te! È stato veramente un piacere.
https://open.spotify.com/track/3caTXG3fPkFAkOC7zoOQ5q?si=b2d422ef6b94462e
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